Alimentazione: conciliare obiettivi e bisogni.

 

aiuto come si fa  ALIMENTAZIONE«Mio figlio non mangia nulla. Ogni volta è una battaglia!»

«Mio figlio mangia troppo. Non perde occasione per mangiare e sgranocchiare qualcosa, soprattutto merendine e schifezze.»

«Per mio figlio devo sempre preparare un pasto diverso dal nostro: o noi mangiamo sempre le stesse cose che piacciono anche a lui. Mangia solo pasta col burro, patatine fritte, hamburger o pollo. Niente frutta e niente verdure. Non ne posso più!».

Queste sono, in linea di massima, le lamentele che più frequentemente sento dai genitori, quando parlano dei problemi alimentari dei loro figli.

Il mio intervento, in prima battuta, fa sì che si annulli il problema lamentato: la sua risoluzione inizia già dai primissimi incontri.

In seconda battuta e con proseguire degli incontri, attraverso un’indagine esplorativa, mi rendo conto di come, tali problematiche alimentari, siano conseguenti, sostenute ed alimentate da conflitti relazionali: conflitti che si verificano tra il bambino e la persona che, in linea di massima, si occupa dei momenti del pasto.

La tendenza è, da parte di tale persona (per lo più, la mamma), di sapere ciò di cui il bambino ha bisogno e quali siano i cibi a lui utili e, di conseguenza, imporre la propria volontà (per il suo bene) pur non conoscendo i suoi gusti e dimenticando la necessità di tenerli in debita considerazione.

Prima di inoltrarmi nell’esposizione dei consigli pratici e generali da seguire, ritengo opportuno ricordare che:

  1. Il bambino magro, è tale per vari motivi:
  • La magrezza è ereditaria e, in taluni casi, i membri della famiglia d’origine paterna o materna o di entrambi, sono magri;

  • Il bambino ha mangiato in abbondanza da lattante e, semplicemente, non vuole più mangiare così tanto: in particolare, non vuole più cibi sì sostanziosi;

  • L’appetito è scomparso a causa dell’eccessiva insistenza dei genitori;

  • Il bambino è troppo emotivo o ansioso: talvolta le sue paure (dell’uomo nero o di essere abbandonato dai genitori) sono talmente forti da fargli perdere interesse per il cibo;

  • Il bambino vuole stare al passo di un fratello maggiore ed è in moto tutto il giorno, consuma molta energia e non si ferma nemmeno per i pasti.

Queste sono alcune delle caratteristiche del bambino magro e le motivazioni che fanno sì che abbia tale costituzione.

Un discorso a parte meritano, invero, i bambini che presentano un appetito maggiore rispetto al loro consumo di energie.

Partiamo dalla prevenzione delle difficoltà ad alimentarsi e vediamo come si può fare per evitare il problema con strategie efficaci:

  • Stabiliamo i nostri obiettivi. Affinché il bambino segua una dieta adeguata teniamo conto di ciò che ha bisogno per la sua età e per il suo sviluppo.
  • Agiamo con fermezza, decisione e perseveranza nel perseguire il nostro obiettivo che è il benessere presente e futuro di nostro figlio.
  • Cerchiamo di capire cosa pensa il diretto interessato di tale obiettivo alimentare. Se abbiamo deciso (ad esempio) che beva un litro di latte al giorno e per lui, invece, è troppo, possiamo fare in modo che assuma quella quantità di latte, ma attraverso “combinazioni” differenti. Il latte, si sa, è un componente di tanti alimenti: crema, yogurt e via dicendo.
  • Ricordiamoci che se il bambino coinvolto direttamente ed attivamente nella sua alimentazione, decide da solo e volontariamente di assumere un alimento importante perché si prefigge obiettivi più elevati di noi genitori e li raggiungono sicuramente quando hanno voce in capitolo sulle scelte che li riguardano.
  • Permettiamogli di non mangiare un certo cibo: ogni tanto si può fare, no?! Tanto potrà averlo in un altro momento se gli va.
  • Serviamo i cibi in modo attraente e, soprattutto, in piccole quantità in particolare se si tratta di cibi nuovi che è vanno accompagnati da cibi per lui abituali e, quindi, noti.
  • Anche le posate, i piatti ed i bicchieri è importante che siano colorati e attraenti. In particolare, è bene che i manici di forchette e cucchiai siano facili da impugnare.
  • Permettiamo al bambino di mangiare da solo fin da subito. Sperimentando il cibo e manipolandolo ha modo di entrare in contatto ed in confidenza con qualcosa che non ha nulla di spaventoso e che, invece, è gradevole sotto tanti punti di vista. Si sporcherà, specie all’inizio, ma questo fa parte del gioco. Lo stesso faremo quando inizierà ad usare le posate: incoraggiamolo a fare da solo!
  • Facciamo in modo che le ore dei pasti siano momenti per stare insieme, per parlare di argomenti alla portata del bambino: non imbarazzanti od incomprensibili.
  • Andiamo incontro al bambino e non preoccupiamoci se mangia poco: se rifiuta quasi tutti i cibi preparati e vuole mangiarne solo uno, permettiamolo. Ai pasti successivi potremmo offrirgli quelli che ha scartato.

Cosa non fare:

  • Evitiamo di imporre di mangiare. Evitiamo i comandi: “Mangia questo perché io voglio così” ed offriamo, semplicemente, il cibo di cui il bambino ha bisogno. Questo evita il conflitto!
  • Evitiamo discussioni, rimproveri e punizioni se capita che il bambino si ribella violentemente: talvolta è bene non fare questioni su un particolare cibo e non usare la nostra autorità e il nostro potere.
  • Non togliamo al bambino la sua dignità. È piccolo, ma ha dei sentimenti ed un amor proprio molto forte: permettiamogli, allora, di esprimere il suo disappunto se qualcosa non gli piace o, in quel momento, non gli va.
  • Evitiamo le intrusioni nel momento del pasto: non diciamogli di essere “buono” o “cattivo” in relazione a ciò che ha mangiato. Il cibo è un nutrimento del corpo ed un piacere e non un segno di bontà o cattiveria.
  • Evitiamo il “Fa’ il bravo e mangia”, “Se non mangi ti porto da (…) e ti lascio lì”: i ricatti o l’atteggiamento moralistico riferito al cibo, confonde il bambino che, per accontentare mamma e papà, mette da parte se stesso sì da evitare di essere lasciato solo.
  • Evitiamo le distinzioni tra i cibi: “Niente dolce se non ha mangiato tutta la carne (o la minestra o le verdure)”: toglieremo ancor di più l’attrazione per cibi che sono poco piacevoli, invece di aumentare il desiderio.
  • Evitiamo che il momento del pasto del bambino sia un momento pesante da tenere sotto controllo: diamogli fiducia e lasciamolo libero di scegliere quanto mangiare evitando la paura che “se mamma vede che non mangio si arrabbia”.
  • No alle lusinghe o alle commedie che spesso si inscenano per indurre il bambino a mangiare. Raccontargli delle storie diverse per ogni boccone o fare promesse se finisce tutto, possono sembrare tecniche utili sul momento, alla lunga però tolgono maggiormente l’appetito. Quanto dovremmo fare poi e cosa dovremmo inventarci la volta successiva per ottenere quei risultati?

d.ssa DGhisu

3 pensieri su “Alimentazione: conciliare obiettivi e bisogni.

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